Rotta verso il cuore della Gallura nel nord Sardegna alla scoperta del Borgo di Aggius!!
Se nello scorso episodio vi abbiamo portato nella Barbagia di Ollolai alla ricerca dell’autore di “No Potho reposare” e a scoprire la storia di Gonario di Torres e della Chiesa “più alta della Sardegna”, oggi faremo rotta verso il cuore più autentico della Gallura, dove si erge un paese affascinante, che pur che conservando e valorizzando tradizioni ataviche, è divenuto un’attraente località turistica.
Dopo circa un’ora di viaggio da Olbia raggiungiamo il paese di Aggius, un gioiello nascosto tra le maestose montagne del nord Gallura, un luogo dove il tempo sembra sospeso tra le rocce granitiche ed i boschi che lo circondano.
Iniziamo la nostra giornata addentrandoci negli stretti vicoli lastricati, costeggiati da case tradizionali con le loro facciate in granito, che raccontano di vite vissute con semplicità e autenticità, custodi di segreti tramandati di generazione in generazione.
Ammiriamo la facciata della Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, eretta nel 1536, che ha subito restauri in epoche successive, come la ricostruzione della facciata nel 1856 e l'edificazione del campanile, alto 33 metri, nel corso del XX secolo.
Camminando tra le viuzze del centro, la predominanza del granito è evidente, sia nelle imponenti murature degli edifici che nei selciati delle vie, dei vicoli e delle piazzette.
I toponimi conservano le antiche denominazioni: Piazza di li Baddhi (la Piazza delle danze), Piazza di la Pampana un gioco antico e Piazza Paràula, (Piazza parola), in cui pare ci si recasse per suggellare accordi.
Proseguendo il percorso,
ammiriamo la Chiesa di Nostra Signora
del Rosario, sede dell’ omonima confraternita con la sua facciata e
scalinata in granito, edificata alla fine del XVI secolo.
Dal momento che è quasi l’ora
di pranzo, ci spostiamo dal centro storico e ci dirigiamo verso un’ oasi di
pace e relax: il Parco Santa Degna e
il suo omonimo laghetto di origine artificiale, ricavato dallo sbarramento del Rio La Pitraia, luogo in cui le donne
un tempo usavano lavare i panni.
Parcheggiamo l’auto nell’ampio piazzale prospiciente al parco e scendiamo lungo una bella scalinata tra i boschi.
Le acque del lago riflettono la vita in un tripudio di colori e movimenti: cigni eleganti, anatre colorate, pesci rossi che nuotano placidi e tartarughe d’acqua che prendono il sole su una roccia che affiora in superficie.
Ci sono diversi punti lungo il percorso dove ci si può fermare e godere della quieta atmosfera circostante e si può usufruire di spazi attrezzati per picnic. Ed infatti ne approfittiamo per fare un pranzo al sacco.
Questa oasi è senza dubbio un luogo adatto a chiunque cerchi un po' di relax, alle famiglie con bambini e agli amanti dello sport.
Tra i boschi si dipanano diversi sentieri, perfetti per:
- escursioni a piedi;
- in mountain bike;
- a cavallo.
Ci tratterremmo volentieri a leggere un libro e a rilassarci all’ombra delle sugherete, ma dobbiamo riprendere la nostra esplorazione del paese, andando ad approfondire la sua storia e le sue tradizioni.
Iniziamo con una visita al MEOC, il Museo Etnografico “Oliva Carta Cannas”.*4 , ospitato in un'antica costruzione nel cuore del centro storico di Aggius, vicino alla Chiesa settecentesca del Rosario.
Ad accoglierci troviamo Tiziana, della cooperativa Agios che gestisce le attività inerenti al museo, che con grande disponibilità ci introduce alla storia del Museo e del paese.
Il percorso museale include
la visita a una quindicina di stanze che riproducono la vita quotidiana e gli
antichi mestieri del paese, esponendo una vasta collezione di oggetti e
macchinari originali che narrano la storia, la cultura e le tradizioni di
Aggius e della Gallura.
All'interno del museo, ampi spazi sono dedicati alle botteghe tradizionali, come quella del calzolaio, del fabbro e del falegname, mentre un angolo è riservato alla lavorazione del sughero e del granito, le pietre caratteristiche della zona.
La visita prosegue con la ricostruzione di una cantina e di un magazzino, offrendo un'immersione didattica nelle pratiche di vinificazione e nella conservazione degli alimenti.
Il percorso museale si completa con la visita alla cucina e alla camera da letto tradizionali, arredate con mobili d'epoca e arricchite da oggetti della vita quotidiana.
Un'ampia esposizione di costumi tradizionali, maschili e femminili, arricchisce ulteriormente il patrimonio esposto.
Il fulcro del museo è dedicato all'arte della tessitura, con una stanza appositamente allestita dove le tessitrici del luogo organizzano laboratori sulle le tecniche di lavorazione dei tappeti aggesi.
Il MEOC ospita infatti la “Mostra Permanente del Tappeto Aggese“, pregiato manufatto famoso in tutta l’isola, in Italia e all’estero.
Il percorso si conclude nella
sala delle teche, dove è esposto un angolo dedicato al celebre coro di Aggius.
Qui sono conservate fotografie del coro del 1928, quando si esibì al Vittoriale
di Gabriele D'Annunzio, e una lettera dello stesso D'Annunzio che elogia le
doti canore dei membri del coro.
Su un altro livello del Museo
si trova una sala con la ricostruzione di una spezieria, l’antica erboristeria,
con essenze esiccate e catalogate accuratamente e con descrizione delle
proprietà di ciascuna; una seconda sala che riproduce un’aula scolastica del
1800 ed infine una sterza stanza in cui è stato ricreato l’antico ufficio
postale, realmente ospitato in quel luogo.
La visita al Museo Etnografico offre un'esperienza interattiva e personalizzata del patrimonio etnografico gallurese, con percorsi tematici adatti a ogni tipo di visitatore.
Dopo la visita a questo interessantissimo museo, continuiamo la nostra immersione nella storia e nelle tradizioni del luogo e cerchiamo le tracce di un noto personaggio aggese, Sebastiano Tansu meglio noto come “il Muto di Gallura” figura intrisa di leggenda che ispirò gli l’omonimi romanzo di Enrico Costa ed il recente film diretto da Matteo Fresi, uscito nelle sale nel 2022.
Si dice che fosse un bandito astuto e abile nel muoversi tra le aspre terre della Gallura.
Le storie intorno a lui mescolano elementi di avventura, mistero e giustizia popolare, rendendolo un personaggio affascinante nella cultura e nella tradizione sarda.
Ci facciamo accompagnare dalla nostra guida Tiziana a visitare il Museo del Banditismo, che si articola in quattro sale e propone una rassegna particolare di dossier giudiziari, atti e documenti di processi d'imprese criminali, costumi d'epoca, la descrizione della vita di alcuni famosi latitanti, le armi usate dai carabinieri per dare la caccia ai famosi fuorilegge che hanno popolato le montagne della Sardegna, sfidando l'autorità e diventando per la comunità locale vere e proprie leggende viventi.
Il percorso museale ripercorre le vicende dei banditi più famosi della regione, le loro gesta, le loro vicende personali, i motivi che li spinsero a scegliere la via del crimine, le loro abitudini di vita e le tecniche che adottavano per sfuggire alla cattura.
Tra i pezzi più interessanti esposti, ci sono armi antiche, cimeli, documenti originali e reperti archeologici che testimoniano la loro presenza e la loro lotta contro le forze dell'ordine. Ogni oggetto racconta una storia, restituendo vita e colore a un'epoca segnata dalla sfida tra giustizia e ribellione.
Ma il Museo del Banditismo
non si limita a esplorare il lato oscuro della storia sarda; offre anche uno
sguardo approfondito sul contesto storico, sociale e culturale in cui si
svilupparono queste vicende. rappresenta una tappa imperdibile nel viaggio alla
scoperta della Sardegna più autentica e affascinante.
È ormai giunta la sera, così lasciamo il Museo del banditismo e ci dirigiamo verso un punto panoramico a nord del paese per salutare il giorno appena trascorso.
Oggi vi vogliamo salutare da
qui, ammirando le rocce granitiche, antiche e imponenti che si tingono di
tonalità calde e dorate, alla luce del tramonto e ci godiamo lo spettacolo
ripensando alla nostra giornata, che ci ha regalato un'esperienza unica, ci ha
arricchito di nuove conoscenze e di emozioni intense che resteranno impresse per
sempre nei nostri ricordi.
Dai un’occhiata al VIDEO dell'episodio:
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