Alla ricerca del paese di “No Potho Reposare” e del Santuario Mariano più suggestivo della Sardegna: Sarule e Nostra Signora di Gonare!

Se nello scorso episodio vi abbiamo portato tra i tacchi d’Ogliastra a conoscere Gairo, il più famoso paese fantasma della Sardegna Orientale ed Ulassai, terra dell’artista Maria Lai, oggi imposteremo il navigatore verso il centro della Sardegna, per visitare il paese che ha dato i natali all’autore di No Potho Reposare ed a conoscere la storia che ha spinto il Giudice Gonario di Torres ad edificare la chiesa più alta della Sardegna.

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Dopo circa un’ora e mezzo di viaggio da Olbia raggiungiamo il paese di Sarule, che sorge nel cuore della Barbagia di Ollolai, immerso nella suggestiva bellezza dei paesaggi montani che caratterizzano l'entroterra sardo.

Iniziamo la nostra passeggiata addentrandoci negli stretti vicoli del centro storico, lastricati costeggiati da case a sviluppo verticale tipiche dell'architettura tradizionale.

Ammiriamo la chiesa parrocchiale di San Michele, sulle cui pareti interne sono presenti alcuni tipici simboli grafici che compaiono nelle lavorazioni artigianali, soprattutto tessili e del legno. 


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Sarule è rinomato anche per i riti della settimana Santa, particolarmente suggestivi."

È un pomeriggio d’inverno con un timido sole che ci scalda mentre camminiamo e ci godiamo il silenzio di un paese che riposa all’interno delle sue case, dentro le quali immaginiamo momenti di vita familiare.

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Nonostante siamo in pieno inverno e si percepisca nell’aria l’odore dei caminetti accesi alcuni giardini sono già fioriti e preannunciano l’arrivo della primavera.

Ci fermiamo ad ammirare i bellissimi murales che impreziosiscono le facciate delle case della via principale, che raccontano con le immagini le tradizioni del paese, noto per la produzione dei formaggi, dei dolci, del pane e per le arti manifatturiere, tra cui le lavorazioni del cuoio, del marmo, del ferro ma soprattutto dei tappeti.

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Sono colorati, in prevalenza di giallo, nero, rosso, marrone, e stilizzati, con disegni geometrici o figure ispirate da attività agricole o dalla natura. 

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La tessitura si pratica con telai verticali - una particolarità visto che nella maggior parte dell’isola si tesseva con telai orizzontali - Sarule si distingue soprattutto per Sa burra, un prezioso tappeto prodotto secondo schemi tramandati da secoli, unico nel suo genere, complemento d’arredo immancabile nelle case dei sarulesi e non solo!!!

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Ma eccoci giunti di fronte al murales il cui protagonista ci ha portati fin cui per iniziare il nostro racconto: è il murales dedicato all’avvocato Salvatore Sini, noto Badore, nato a Sarule nel 1873, divenuto famoso per aver scritto il testo di quella che è diventata il canto d’amore della Sardegna, No Potho reposare”.

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Ma non tutti sanno che il titolo della poesia originaria è in realtà “A Diosa” scritta nel 1915 e musicata dal maestro Rachel qualche anno dopo  e interpretata nel corso degli anni da numerosi cantanti sardi ed italiani.

Come non tutti sanno che esiste una seconda poesia, meno nota, intitolata “A Diosu” che consiste nella risposta della protagonista Diosa ai versi del suo amato.


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No Potho reposare” va letta tenendo conto di tre coordinate di base: 

  • la tradizione sarda; 
  • la poesia classica; 
  • e la poesia amorosa italiana delle origini.
Ma va interpretata soprattutto in relazione al contesto da cui scaturisce, essendo l’espressione di una cultura e di un’identità popolare che va preservata e valorizzata, perché un popolo che perde la propria identità culturale smarrisce la sua storia. 

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Iniziamo da “A Diosa” per il significato che ha assunto e che assume ancora nella nostra cultura e nella nostra vita, al di là del valore letterario, pur notevole, tanto che i suoi versi e le sue note sono entrati nel modo d’essere e di sentire di più generazioni di sardi.

Il riconoscimento più alto della validità del testo e della musica sta nel fatto che il nostro popolo li sente come espressione della propria millenaria tradizione.

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Il paese di Sarule ha voluto mantenere viva la memoria di questo illustre personaggio, dando il suo nome al coro polifonico del paese e dedicandogli una piazza proprio nel centro storico. 

Proseguiamo il nostro percorso per ammirare gli altri murales e ci fermiamo di fronte a quello del secondo personaggio storico legato al paese, di cui vi vogliamo parlare. Si tratta del giudice Gonario di Torres, nato nel 1110. Ma per raccontarvi la sua incredibile storia lasciamo il paese e proseguiamo verso il Monte Gonare.

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Prima di raggiungere la nostra destinazione ci fermiamo per una breve visita alla piccola chiesa campestre di San Bernardino, che si trova in prossimità dell’ingresso del paese, a cui gli abitanti del luogo sono molto devoti. Accanto alla chiesa si trovano due suggestivi Pinnetti, recentemente ristrutturati, che servono da appoggio alla comunità per le celebrazioni in onore del Santo.

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Riprendiamo il nostro viaggio e facciamo una piccola deviazione per andare alla ricerca di un olivo plurisecolare che si trova in località Valeri (a due passi da Sarule), zona ricca di olivi selvatici e coltivati, molti dei quali di grandi dimensioni. 

Su un fondo delimitato da un muretto a secco si trova un albero di olivo coltivato davvero eccezionale per via delle dimensioni del fusto: con una circonferenza di circa 11 metri, risulta forse il più grosso in Sardegna dopo l'olivastro millenario di Luras. È un albero in ottima salute e con abbondante produttività.


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Riprendiamo il nostro percorso verso il monte Gonare, per raccontarvi della nascita del santuario, che si trova in cima al monte.

Le origini di Nostra Signora di Gonare, sono avvolte nella leggenda. Il santuario sarebbe opera del giudice Gonario di Torres, il quale, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, in pericolo per una violenta tempesta, promise alla Madonna, in cambio della vita, di costruire una chiesa a lei dedicata nel primo sito che avrebbe avvistato. Il monte Gonare si illuminò guidandolo alla salvezza e la tempesta cessò. Sulla cima fu realizzato il santuario.

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La chiesa di Nostra Signora di Gonare, situata a circa 1100 metri d'altitudine, è il santuario mariano più suggestivo dell'Isola, nonché il più elevato

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Posta in un incantevole contesto, domina la Sardegna centrale con il suo complesso montuoso caratterizzato da tre vette calcaree circondate da graniti grigi. Dalla sommità centrale, dove sorge la chiesa, nelle giornate terse, è possibile ammirare il mare sia ad est che ad ovest. Le mura del santuario sono divise tra le parrocchie di Orani e di Sarule. 


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Lo stesso vale per le cumbessias, abitazioni destinate ai fedeli durante le celebrazioni, alcune delle quali risalgono all'epoca antica e sono situate vicino alla chiesa, un bell’esempio di collaborazione tra due paesi uniti dalla devozione per il loro santuario.

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Le pause lungo il percorso, ci offrono l'opportunità di ammirare il paesaggio circostante. Ad ogni passo, lungo il sentiero, costituito a tratti da gradini di pietra irregolari erosi nel corso dei secoli dal passaggio di migliaia di pellegrini, si avverte un senso di conquista e di progresso, mentre ci si avvicina sempre di più alla meta. Infine, quando si raggiunge la cima e finalmente ci si trova di fronte al santuario, si prova un misto di meraviglia, gratitudine e spiritualità, sapendo di aver compiuto un viaggio sia fisico che interiore.


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 Chissà quante persone nel corso dei secoli hanno fatto il nostro stesso percorso portando una richiesta speciale nel cuore.

Oggi vi vogliamo salutare da qui, con lo sguardo rivolto verso la vallata che si estende sotto di noi. Ammirando le cime delle montagne che si stagliano contro il cielo, i colori vividi della vegetazione e respirando il senso di pace e spiritualità che pervade l'aria, ci piace immaginare che Badore Sini, quando ha scritto i versi di “A Diosa” abbia scelto proprio scelto questo luogo suggestivo per trarre ispirazione.


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Dai un’occhiata al nostro video:

https://youtu.be/CAVUTjI83pM



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